Valorizzazione degli scarti di produzione primaria e trasformazione della filiera pomodoricola nell’ottica della servitizzazione come fattore abilitante

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Il progetto “PomoWaste 4.0: innovazione e sostenibilità”, acronimo PAST4, si propone la valorizzazione degli scarti di produzione primaria e trasformazione della filiera pomodoricola nell’ottica della servitizzazione come fattore abilitante per il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. Il recupero degli scarti è parte integrante di un’innovazione che coinvolge l’intera filiera rendendola un modello nel quale tecnologie integrate sono atte ad incrementare i livelli di monitoraggio/controllo e la pianificazione in modalità end-to-end per la produzione di beni e la costituzione di nuove catene di valore, precipuamente nei settori dell’alimentazione funzionale e della nutraceutica e dell’agricoltura verde. Partendo da evidenze già presenti in letteratura e attraverso una meticolosa predisposizione dell’enormità e della diversità dei residui da produzione agricola e trasformazione industriale del pomodoro, il progetto PAST4 punta alla definizione di un modello di sub-filiera, decisamente data-driven, nei quali i residui da difetto della materia prima in arrivo o quelli da lavorazione (scarti di raffinazione, di pulitura, bucce e semi) sono risorse che alimentano un sistema virtuoso schiuso al trasferimento tecnologico e ad un’innovazione di prodotto e di processo. In tale contesto, saranno dunque di grosso e primario interesse gli scarti delle materie prime prodotte in campo (pomodori immaturi o con difetti di pigmentazione, o ancora pomodori danneggiati da cause atmosferiche, meccaniche e/o microbiche, parti epigee ed ipogee della pianta non destinate alla trasformazione). Lo sfruttamento delle tecnologie green e lo studio del profilo metabolico delle componenti di scarto, con l’ausilio di tecniche NMR e HR-MS, si pongono dunque come prerogativa per l’acquisizione di estratti diversamente arricchiti in costituenti bioattivi che saranno sottoposti, singolarmente e/o in combinazione, ad un esteso screening di bioattività (e.g. antiossidante, citotossica, antimutagena, genotossica, antimicrobica, etc.). La preparazione di formulazioni che meglio esaltino le proprietà nutraceutiche aprirà ad uno studio atto alla valutazione della digeribilità di prodotti alimentari derivati (e.g. prodotti da forno, bevande) attraverso opportuni modelli di digestione in vitro. In tale contesto, sarà anche ottimizzato e analizzato da un punto di vista chimico-strutturale il recupero di materiale lignocellulosico